"il casino era strutturato come un palazzo fortemente controllato. Prima di entrare, tutti devono passare attraverso un ispezione di un grande e poco rassicurante uomo in uniforme rosso-blu, con delle trecce d'orate, che fiancheggiava le pesanti porte dell'edificio, che scoprì essere conosciuto come "la polizia dei vestiti". All'interno, gli scommettitori pagano una piccola tassa d'ingresso, intesa per spaventare coloro che sono più interessati al guardare che al giocare, ed inoltre vengono compilati documenti d'ingresso con data e luogo di nascita, così da poter controllare le credenziali. Pile di cartelle erano conservate dietro il bancone, lunghe liste di tutti coloro a cui era stato negato l'accesso o erano stati espulsi a causa del comportamento non conforme."
Mark Braude, Making Monte Carlo: A History of Speculation and Spectacle, Stanford, Simon & Schuster, 12 aprile 2016, pp. 61-2
Mark Braude, Making Monte Carlo: A History of Speculation and Spectacle, Stanford, Simon & Schuster, 12 aprile 2016, pp. 61-2
Quindi in poche righe si vede come un posto tanto idilliaco come il Casinò di Monte Carlo necessiti di duri controlli di sicurezza, sia per prevenire rapine che per evitare che in nessun modo venga infangato il suo nome o la sua fantastica reputazione. Dai controlli all'ingresso con i metal detector, al raccogliere i dati personali al fine di sapere chi sta entrando ed alle guardie poste in ogni dove, tutto contribuisce a rassicurare e tutelare coloro che vengono per "giocare" con i loro soldi e tentare la fortuna.
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